La lezione del Componente della CAN C Paolo Calcagno

Nella sala “Canfari” della Sezione di Torino, si è svolta una riunione tecnica riservata ad arbitri, assistenti ed osservatori appartenenti al Comitato Regionale Arbitri Piemonte e Valle d’Aosta.

Relatore della serata è stato il Componente della CAN C Paolo Calcagno della sezione di Nichelino, che, ancora ragazzo, iniziò il proprio percorso tra le fila della Sezione di Torino, alla quale è tuttora molto legato.

Presentato dal Presidente Andrea Mazzaferro, Paolo – sulla base della propria esperienza – ha inteso tratteggiare la figura moderna dell’assistente arbitrale, ribadendo come avere ben chiari i propri obiettivi, “mettendoli a fuoco” sia fondamentale per raggiungere i risultati che ci si è prefissati.

Alla domanda, semplice a prima vista, su come mai alcuni buoni arbitri non raggiungano il vertice, la Serie A, Paolo ha individuato la risposta in un concetto: è la competenza a fare la differenza, la combinazione di conoscenze, abilità ed atteggiamenti appropriati al contesto, che permettono a chi ne è portatore di fare una grande differenza.
Si tratta, in definitiva – come ha sottolineato il relatore – di “individuare il problema, per poi acquisire ed utilizzare conoscenze ed abilità”.

La riunione è poi entrata nel vivo con la visione di brevi filmati di carattere tecnico, con i quali sono stati mostrati degli episodi, talvolta anche interpretati in modo errato dal team arbitrale sul campo, spiegando quale avrebbe potuto essere la migliore linea interpretativa.

Grazie a questo approccio, i presenti hanno così potuto comprendere quale debba essere lo schema mentale da adottare per migliorare il proprio rendimento in gara. In effetti, occorre capire quale priorità un assistente debba preferire istante per istante, se, ad esempio, tenere primariamente sotto controllo l’allineamento o se – invece – puntare il focus sullo sviluppo dell’azione.

Parimenti, l’intuito tattico riveste un ruolo molto importante, soprattutto per garantire la migliore decisione nel momento più complesso del processo valutativo, che si verifica allorquando l’assistente è chiamato a decidere su situazioni di incrocio, con calciatori difendenti ed attaccanti che corrono in direzione opposta, rendendo la valutazione ancora più complessa.

In tal senso, la concentrazione deve sempre essere ai massimi livelli, anche grazie ad un atteggiamento reattivo e pronto a seguire lo sviluppo del gioco per prendere la migliore decisione.

Quello dell’assistente è dunque un ruolo complesso, i cui gli aspetti tecnici, tattici, di preparazione atletica e di attenzione si completano: un ruolo evolutosi moltissimo negli ultimi decenni in cui decisivo deve essere lo spirito di squadra e l’umiltà, che mai deve mancare per esprimere performance all’altezza sul terreno di gioco.

“Il concetto di umiltà” ha chiuso la serata Calcagno “non deve mai essere inteso con accezione negativa, la stessa parola “humilis” origina dal latino: rappresentando, letteralmente, ove il terreno è più fertile, perché possa crescere sempre più la conoscenza e poiché sempre nuove competenze possano essere acquisite”.

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